domenica 12 novembre 2017

De Scalzi-Renanera: quando la musica unisce due terre lontane

articolo pubblicato su Il Mattino di Foggia


Un incontro con Antonio Deodati, produttore e musicista della band lucana Renanera e con l’artista genovese Vittorio De Scalzi, storico leader, fondatore dei New Trolls. 


Antonio, sono approdata a voi grazie all’intervista con la professoressa Patrizia del Puente, occupandomi del gemellaggio tra dialetto ligure e lucano. (Per leggere articolo precedente clicca qui)
Prima di parlare della vostra band, come è nata la curiosa collaborazione con Vittorio de Scalzi e perché?

Conobbi Vittorio nel 2009, quando ero direttore eventi di “Casa Sanremo”, ospitandolo in uno showcase. Negli anni successivi, rimanendo in amicizia, ci siamo incontrati con piacere. 
Mentre preparavo l’album omonimo del gruppo “Renanera”, con Eugenio Bennato, mi sono trovato dinanzi a una locandina di Vittorio e così ho pensato fosse davvero interessante poter collaborare con lui e infatti così è stato, ed è. Stiamo facendo un vero e proprio progetto di incontro tra due culture, quella lucana e quella genovese, scrivendo ex-novo alcuni testi e raccontando anche la storia che ci unisce, i punti di contatto come quella dei Doria, ad esempio, che hanno fondato delle cittadine come Tursi, in provincia di Matera e non a caso a Genova il Palazzo dei Doria, è detto Palazzo Tursi. Con Vittorio abbiamo intrapreso un percorso musicale, da più di un anno, e abbiamo deciso di collaborare con un pezzo che abbiamo inserito nell’altro album prodotto da l’etichetta Taranta Power, diretto da Eugenio Bennato. Il pezzo si intitola “Quante botte” e narra dei pirati saraceni che saccheggiarono sia Liguria che Lucania; raccontiamo un dolore comune di due popoli distanti tra loro ma che abbiamo trasformato in musica, dunque abbiamo musicalmente unito e liberato. In più, nell’album, ci saranno dei rifacimenti delle canzoni dei New Trolls con le nostre sonorità, ad esempio “Faccia di cane” e  “Quella carezza della sera”. Vittorio, inoltre era molto amico di De André e quindi abbiamo inserito anche pezzi come “Creuza de ma”, Peró con una particolarità, abbiamo unito la versione col testo originale con quella napoletana di Teresa De Sio, ma con le nostre sonorità etniche lucane.


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Renanera e Vittorio De Scalzi in concerto
Siete stati animatori della serata di Capodanno 2017 a Potenza e la vostra energia festosa e profonda ha pervaso tutto il pubblico. So che avete molti fan, sebbene i vostro genere non sia esattamente mainstream. Come vi rapportate sia col mercato che col pubblico?
Abbiamo molti fan che ci seguono. Le comunità lucane sono sparse in Italia e nel mondo e questo ci supporta molto. Siamo inoltre stati candidati con l’album “Renanera” al premio Tenco per gli album dialettali, arrivando alla fase finale. Io, essendo produttore discografico, conosco bene il mercato ed ho lavorato con molti artisti italiani famosi, tra cui Mango, Elena di Cioccio, Laura Valente, Marie Claire D'Ubaldo, la vocalist brasiliana Corona, Federico Poggipollini ed ho prodotto anche Unaderosa che ora è mia moglie, oltre che la voce e autrice dei testi del gruppo. La discografia è un po’ mortificante quando si investe su un progetto pop; c’è troppa inflazione, affollamento, e poca voglia di fare da parte delle etichette discografiche. La musica etnica e la world music italiana saltano a piè pari questo meccanismo dello show business, riappriopriandosi così della propria arte, musica e carriera discografica. ll pubblico è attento e  selezionato e non è un pubblico presunto: lo si deduce dalle statistiche di canali come Youtube e Spotify. Questo ci permette di vivere del nostro lavoro e di continuare con vera passione.

Quanti album avete realizzato, ad oggi?
Ad oggi, cinque album, due dei quali di prossima uscita. Uno é quello con Vittorio De Scalzi che però non ha ancora un titolo, ma col quale festeggeremo i cinquant’ anni della sua carriera, al San Carlo di Napoli per una produzione Rai5, a metà Maggio. L'altro album che stiamo quasi ultimato è “Renanera Duepuntozero" in cui abbiamo inserito e strutturato sonorità nuovissime rispetto agli album precedenti , con la collaborazione di artisti come Marcello Coleman degli Almamegretta, di cui interpretiamo un suo brano storico, “Rena Nera”. Il primo album “ Troppo Sud” fu diffuso dal Quotidiano della Basilicata e fu un omaggio ai lettori in duemila copie; il secondo, “Renanera” è stato pubblicato da Taranta Power, con la direzione artistica di Eugenio Bennato, uno dei fondatori della musica world italiana, al cui interno vi sono tantissime collaborazioni con grandi artisti, come ad esempio quella con Michele Placido, con il quale abbiamo fatto insieme a Bennato “ Brigante se more”, l’unica delle versioni ufficiali che esistono dopo quella edita dai Musicanova; Infine c’è “Renanera in concerto” dal vivo, registrato a Torino e Asti, in occasione dei concerti in Piemonte a fine 2015. Rispetto alle  altre band lucane dialettali noi investiamo molto sugli sforzi di produzione e musicali. Mia moglie, “Titti” Unaderosa, ha un forte estro fisiologico, ha bisogno di scrivere come si ha bisogno di respirare ed è questo il nostro punto di forza. Nei videoclip di solito cerchiamo di comunicare messaggi ben precisi e abbiamo incrociato questo modus operandi da mainstream applicato alla musica etnica.

Potrei definirvi come un genere "melting pot"?
Hai centrato la parola: melting pot, che è esattamente quello che nel Mediterraneo sta accadendo. Il futuro della musica è proprio questo. L’apparenza è che le guerre, quello che sta accadendo ci divida e invece no; c’è il rovescio della medaglia, ovvero l’unione di persone che vogliono stare in pace col mondo. Al di là delle politiche e dei fattori economici, le persone per loro indole tendono a stare insieme e a mischiarsi: la musica deve unire e il nostro scopo è proprio quello: unire popoli e generazioni.


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Vittorio De Scalzi, leader fondatore dei New Trolls
 Ed ora, la parola a Vittorio De Scalzi

Vittorio, cosa può dirci di questa curiosa unione tra dialetto ligure e lucano e di questa collaborazione?

Io e i Renanera lavoriamo un po’ da lontano, dato che io sto al nord e loro al sud. Abbiamo cercato dei punti di contatto dei nostri due dialetti, diversi ma simili allo stesso tempo. Simili perché hanno radici forti sul territorio e permettono un tipo di espressione diversa, diretta, immediata e musicale. I dialetti sono pieni di tronche e accenti che non ti aspetteresti nella lingua normale per cui si prestano a sequenze ritmiche, ed e’ davvero affascinante. Quando abbiamo scoperto il fatto di Tursi, è scattata la scintilla. Mi sono occupato del dialetto ligure già dalla fine degli anni ’60. Per esempio la canzone “Comme Te bella Zena" che tutti credono sia una canzone della tradizione antica ligure, invece l’ho scritta io. Il fatto di poter esportare una lingua e creare un’ unione con un altro dialetto è un’esperienza meravigliosa e intima. I Renanera sono artisti eccezionali e sono veramente felice di collaborare con loro. 

Lei era molto amico di Fabrizio De André. Può lasciarmi un ricordo del nostro grande artista? Che eredità ha lasciato?

De André ha lasciato una eredità enorme, direi che è il cantautore più cantautore di tutti. Ha abbracciato tanti generi diversi in tutto il suo excursus temporale che purtroppo si è interrotto. La cosa che mi manca è il suo prossimo disco… Chissà cosa avrebbe inventato? Ci manca perché era una persona curiosa, un artista e poeta vero, un ricercatore di suono ed emozioni. La collaborazione iniziale avuta con i New Trolls, era già fuori dalle righe per il mondo di allora, era un segno di ribellione per poi arrivare a realizzare “Non al denaro, non all’amore né al cielo”, dove ho suonato alcune chitarre nel disco. Conservo un ricordo carino: da ragazzino andavo al mare al Lido di Genova e lui ci andava raramente ma quando arrivava, i miei amici che sapevano della mia passione per lui, mi dicevano “ É arrivato Faber!”  Avevo una chitarra con un altoparlante incorporato e andavo dappertutto per  fargli ascoltare le mie cose. Probabilmente ho colpito nel segno perché poi lui, pochi anni dopo, ha scritto i testi di “Senza Orario e Senza Bandiera”, il primo mio disco con i New Trolls.


L’unione della cultura ligure e lucana e quella dialettale, realizzata grazie ai Renanera e a Vittorio De Scalzi segue il desiderio della vera unità, dell’eliminazione dei confini nord -sud; aggiunge e aumenta quel senso di appartenenza che combatte ogni differenza generazionale, di classe, politica, economica e religiosa. La spirale quadratizzata dei Renanera, se guardata bene, è un labirinto aperto al mondo della musica che libera, unisce mente e cuore.


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