sabato 28 ottobre 2017

“Dracula di Bram Stoker”: l’uomo-vampiro che scelse Francis Ford Coppola


Da un articolo pubblicato su Il Mattino di Foggia

Un viaggio culturale nella figura del Conte più famoso di tutti i tempi e nell’opera di uno dei più grandi registi della storia del cinema.


Dalle origini del vampirismo nel cinema, passando attraverso ricerche storiche che testimoniano la reale presenza del Conte Dracula nel nostro paese, l’artista e scenografo lucano, Gaetano Russo, cugino di  Francis Ford Coppola spiega, con un’analisi approfondita, il fenomeno dei vampiri e del Dracula di Coppola.

Raccontare la storia del vovoida Vlad Tepes, meglio conosciuto artisticamente come Conte Dracula, è affascinante, quanto pauroso.  La prima testimonianza che abbiamo del 'Conte' e della sua storia, la si trova nel romanzo Dracula, di Bram Stoker, ove Vlad fu fonte di ispirazione allo scrittore. Tale romanzo ed il suo protagonista principale, sono stati utilizzati in molti film, creando un vero e proprio fenomeno: dall’epoca del muto, sino ad arrivare all’epoca contemporanea, dove riemerge potente e ossessiva la figura del vampiro, iperproducendo lungometraggi e sere tv di vampiri moderni. Se i primi film sul vampirismo erano incentrati sulla figura femminile, adescatrice e demone (vedi articolo su Bob Vignola), nel tempo ci si è concentrati sull’uomo vampiro, esaltandone, nella maggior parte dei casi, gli aspetti bestiali e fisici e così creando nell’immaginario collettivo il mostro che, con un morso, possiede la sua preda per l’eternità.
Ma il Dracula cinematografico più famoso, che ha cambiato i connotati così unicamente malefici del conte, umanizzandolo, modernizzandolo e facendo emergere debolezze e fragilità umane, è quello del grande Francis Ford Coppola, del 1992.
L’opera di Coppola, come tutte le sue opere, sono impregnate di filosofia e ricerca meticolosa antropologica, unite a una capacità creativa unica. Prima di entrare nel cuore di questo conte, prima di impalarlo a causa di nostre paure e pregiudizi, occorre capire meglio quale sia la  vera necessita di divulgare e aver divulgato la figura del Vampiro, sin dalle origini del cinema. Ricordando i più famosi vampiri, quali lo spaventoso Conte Orlock  in Nosferatu (1922) e  Dracula (1931) interpretati rispettivamente da Max Schreck e Bela Lugosi, arriveremo alla favolosa interpretazione di Gary Oldman, che attraverso una grande prova attoriale, rappresenta l’Uomo che si consacra a Cristo e che a causa della perdita della moglie e di una promessa non mantenuta da parte di chi doveva proteggere il suo amore, perderà tutto, anche il suo credo, esaltandone gli aspetti più fragili.


francis ford coppola dracula


Perché, dunque, nasce la necessità di divulgare la figura del Vampiro tra il pubblico, sin dalle origini del cinema? 
Credo sia un fatto antropologico” dice Russo, “che culturalmente diventa la trasfigurazione dell’uomo in animale, come avviene nelle maschere antropomorfe. Ad esempio i Mammuthones e le maschere di Tricarico  sono trasfigurazione della necessità, a mio giudizio, di porre in qualche maniera lo stato di fragilità e la necessità di trarre linfa vitale dall’oscurità, che è minacciosa, quanto magnetica. Il vampirismo è sempre stato associato al pipistrello che vediamo nel grande Murnau e nell’espressionismo tedesco, quindi nella trasformazione da uomo ad animale e viceversa. L’ombra che viene fatta risaltare nel Dracula di Coppola, presenta e precede il conte, ed è un’ associazione della nostra anima che in qualche maniera è vittima di un’entità malefica che ci succhia energia, quindi preleva, ci dissangua: il sangue e vita. É una questione intima dell’uomo e irrisolta. Dunque scattano le trasformazioni di Dracula in nebbia, notte, lupi ed altri elementi naturali che vanno oltre il pipistrello. Quando si parla di figure antropomorfe si parla di figure religiose, come Vlad che si affida a Cristo. 

Da questa interessante osservazione, si può anche azzardare a dedurre il vampiro come l’uomo che si sostituisce a Dio.
Tutta l’opera di Coppola, drammaticamente romantica e passionale, prende spunto dalla storia del conte ma la colloca in un vortice filosofico e sociologico, nonché cinefilo, grazie alle numerose citazioni di altri film importanti e una creatività unica, che trasformano e rivoluzionano la figura di esso, umanizzandolo, inserendo alcune raffinatezze che traducono questo film in una dedica totale al cinema della nuova era sui vampiri: non a caso è stata fatta combaciare la data 1896, anno dei Lumiére, in cui vedremo Dracula trasformato in un giovane principe, alla ricerca del suo amore perduto e reincarnato in Mina. Tra le raffinatezze del film spicca appunto la scena del cinema, come luogo. 
Quando Dracula si trova all’interno del cinema con Mina (Winona Ryder), si capisce l’operazione di Coppola nel voler esaltare il cinema e la figura di Dracula stesso, divenuto ormai oggetto commerciale e un mito confuso. Non a caso la scena che ne seguirà sarà di pura passione e amore tra i due, ovvero ciò che lo schermo del cinema proietta nella nostra mente e cosa scaturisce. Dracula però si trattiene nel voler trasformare lei in un mostro, mordendola, poiché è un uomo innamorato, seppur di una reincarnazione.
In sostanza Dracula, trasformato in un giovane, si affida alla carne per trovare l’anima e l’anima è l’ombra che Dracula non ha quasi mai proporzionato a sé. L’amore è l’energia che potrebbe salvarlo e il cinema rappresenta la volontà dell’uomo di riappropriarsi dell’amore (per il cinema e per la donna), nonostante sia  immagine.

Un altro aspetto che si tralascia nelle opere di Coppola e in particolare nel Dracula, è quello sociale. Durante una scena Mina , riflette sul comportamento di Lucy, la quale è abituata a dire sempre quello che pensa a voce alta, dote tipica  dell’aristocrazia e della nobiltà. Infatti, spiega Russo: 
Coppola inserisce implicitamente anche in altre sue opere, come ad esempio nel Padrino, la questione ‘aristocrazia e nobiltà’. É l’elemento che in Dracula scivola sottile, infatti lui è immerso nella società ed è un nobile. Non a caso lui compra case e quartieri e l’approccio con il giovane  agente immobiliare Harker (Keanu Reeves), è qualcosa di estremamente moderno. C’è sempre questa attenzione nella società per quanto riguarda la equità economica, comportamentale che risaltano le nostre fragilità. Posso dire di conoscere molto bene Coppola e so che ama approfondire alcuni aspetti legati al funzionamento dell’uomo, lo mette al centro del mondo. Nel film “Un sogno lungo un giorno” , anticipava tutte le tecnologie odierne. Coppola è un amante della filosofia, un ricercatore profondo dell’uomo e delle sue debolezze, anticipandone e determinandone i passi.



Ma è l’aspetto della ricerca estetica, del luogo e del tempo che domina  il nostro occhio. 
L’ambiente  trae ispirazioni dal surrealismo e da paesaggi di epoca romantica, rossastri, che preannunciano il colore dell’amore, della passione, del sangue e degli inferi. 
Il tempo che fonde passato e presente, senza confonderli: si fondono epoche ed  attori di nuova generazione, per l’epoca, come la Ryder e Reeves e di vecchia generazione, come Hopkins e Oldman.
La scienza, a braccetto con la  la religione, personificata da Hopkins che, in veste del ricercatore Van Helsing, cerca la soluzione per far cessare quel terribile “morbo” che si impossessa delle persone.


E nella realtà, nel frattempo, cosa è successo in tutti questi secoli, al Conte? 
Secondo quanto riportano le interessanti ricerche dello studioso Raffaello Glinni, Vlad sarebbe morto di… vecchiaia, a Napoli! Il nobile avrebbe lasciato in eredità molti figli illegittimi, tra cui Maria Balsa, la quale riscattò la figura del padre e lo trasse in salvo, portandolo a Napoli. Maria Balsa si sposò con un nobile napoletano e si presume abbia avuto dei nipoti, o più semplicemente lo si spera. 
Già due anni fa, Glinni, aveva scoperto nella chiesa di Acerenza, vicino a Potenza, una serie di opere d’arte, realizzate da alcuni artisti su richiesta della famiglia nobile Balsa-Ferillo. Nella chiesa sarebbe raffigurato il blasone di famiglia della presunta figlia di Dracula, rappresentato da un drago, un ritratto di Maria Balsa, raffigurata come una santa che schiaccia sotto il piede un drago inferocito e persino un possibile ritratto del padre, il principe Vlad III.  Nella chiesa di Acerenza c’è anche il ritratto di Sant’Andrea, il protettore della Romania.

Poiché ho avuto l’onore e il piacere di intervistare Gaetano Russo, per approfondire la figura dei vampiri e dell’opera di Coppola, gli pongo due quesiti relativi. Russo è molto sensibile e attento a queste tematiche, realizzando anche uno spettacolo teatrale. 
Alla mia domanda su una possibile collaborazione col cugino Coppola per un film su Maria Balsa e alla mia domanda su una possibile presenza reale dei vampiri fra noi, le risposte sono state eccitanti quanto inquietanti, esattamente come Dracula. 
E io, morsa dall’eleganza e dalla nobiltà delle delle sue dichiarazioni, non posso che sedurvi, lasciandovi al mistero…

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